“Quanti significati sono celati dietro un abbraccio?

Che cos’è un abbraccio se non comunicare, condividere

e infondere qualcosa di sé ad un’altra persona?

Un abbraccio è esprimere la propria esistenza

a chi ci sta accanto, qualsiasi cosa accada,

nella gioia e nel dolore.

Esistono molti tipi di abbracci,

ma i più veri ed i più profondi

sono quelli che trasmettono i nostri sentimenti.

A volte un abbraccio,

quando il respiro e il battito del cuore diventano tutt’uno,

fissa quell’istante magico nell’eterno.

Altre volte ancora un abbraccio, se silenzioso,

fa vibrare l’anima e rivela ciò che ancora non si sa

o si ha paura di sapere.

Ma il più delle volte un abbraccio

è staccare un pezzettino di sé

per donarlo all’altro

affinché possa continuare il proprio cammino meno solo”.

Questa poesia, scritta da Pablo Neruda, è forse la poesia più nota scritta sull’abbraccio.

Ogni singola parola ha un peso specifico pari a quello dell’uranio e risuona oggi, in quest’era di Covid-19, più forte che mai.

Oggi abbracciarci non è possibile, in nessun caso e per nessuna ragione.

Ho in mente a uno a uno gli abbracci che non ho potuto dare.

Quello alla mia collega di studio, cui sono morti entrambi i genitori durante il primo lockdown.

Quello a una madre che ha perso il proprio figlio.

Quello ai miei nonni, perché mio nonno ha patologie delicate e non voglio sentirmi responsabile di eventuali complicazioni.

Quello alle mie amiche, o meglio sorelle.

Quello a mio padre.

A mia madre.

E ora non riesco ad andare oltre perché sento le lacrime che arrivano agli occhi e non sta bene mostrarsi deboli.

Non si dica che gli abbracci dati con gli occhi sono equivalenti, perché no, il calore delle mani sulle spalle non è sostituibile da alcunché.

La scelta della Angel Cake non è casuale: è una sorta di chimica dell’abbraccio.

Semplice: tre ingredienti come tre sono le componenti di un abbraccio (due persone e il tatto).

Morbida: la consistenza di un marshmallow dove qualsiasi tensione si scioglie, anche inconsapevolmente.

Unica: non se ne abusa, si centellina.

Ingredienti:(per uno stampo da Angel Cake):
– 300 gr Albumi (a temperatura ambiente)
– 300 gr Zucchero semolato extrafine
– 100 gr Farina debole (io ho utilizzato Dolci & Frolle di Molino Pasini)
– 1 pizzico Cremor di tartaro

Step 1
Mettiamo nella ciotola della planetaria gli albumi pesati a temperatura ambiente, facendo attenzione che non vi siano residui di grassi nella ciotola.
Uniamo il cremor di tartaro e montiamo a media velocità con le fruste.

Step 2
Quando gli albumi cominciano a mostrare una certa consistenza, aggiungiamo, gradualmente e a filo, sempre continuando a montare, la metà dello zucchero (i.e. 150 gr).

Step 3
Quando gli albumi hanno quadruplicato il proprio volume e la meringa (altro non è il composto albume + zucchero) forma dei bei picchi, smettiamo di montare e iniziamo ad aggiunge la farina e il restante zucchero.
Attenzione: questa è la parte più delicata.

Step 4
Setacciamo per 2 volte su un foglio di carta forno la farina e il restante zucchero.
La terza volta li setacciamo direttamente sugli albumi montati e, poco alla volta (circa in 7/8 riprese), usando una marisa, li incorporiamo delicatamente con movimenti dal basso verso l’alto.

Step 5
Trasferiamo l’impasto nello stampo apposito, NON imburrato e infarinato.
Inforniamo in forno statico preriscaldato a 190 gradi per 35 minuti.
Togliamo la torta dal forno e facciamola raffreddare capovolgendo lo stampo.
Quando fredda, sforniamo, aiutandoci con un coltello dalla lama affilata e sottile.

Ricetta tratta da La Scienza della Pasticceria di Dario Bressanini