Oggi sono caduta.

In bici.

Appena uscita di casa.

Ginocchio sbucciato e sanguinante.

“Devi sganciarti!”

E ho pianto.

Tanto.

Mi sono sentita incompetente, inadeguata.

Quante volte mi sono sentita così? Troppe.

Nelle amicizie, nelle relazioni, nello studio prima e nel lavoro poi, nello sport.

Una perdurante e malcelata sensazione di inadeguatezza che ho tramutato per molti anni in manie di perfezionismo, che ancora oggi mi accompagnano e che, puntuali come un orologio svizzero, mi sabotano.

Facile dire “la perfezione non esiste”, quando pensi che tutti gli altri attorno a te siano meglio di te.

In tutto.

Ricordo ancora le continue scuse, escogitate sin dalla prima elementare, per sfuggire a quello che per me era un vero e proprio incubo: educazione fisica.

L’ora che tutti attendevano con ansia per stare insieme, sfogarsi, giocare, per me era fonte di ansia al 100%.

Pallavolo poi l’incubo supremo!

“Dai, fai schiacciare me che tu non sei capace”

“No, dai, vai nell’altra squadra”

“Entri dopo in campo, se proprio siamo stanchi”

Oggi mi sono sentita tornare lì.

Ho iniziato a praticare triathlon, quest’anno avrei avuto la mia prima gara, ho all’attivo un po’ di mezze maratone, una maratona, ore di nuoto in piscina e qualcuna in acque libere, ho imparato a stare su una bici l’anno scorso, pur con tanta paura, ma gli agganci… quelli evidentemente no.

Sono caduta.

E mi sono sentita inadeguata, come quando andavo a scuola.

Oggi, tuttavia, c’è un ma.

“Devi sganciarti”

Quello che lì per lì mi è sembrato un rimprovero del mio compagno nonché coach, deluso per la mia non performance, mi è rimbombato dentro per ore come un’eco sempre più forte.

“Devi sganciarti”

Si, non solo dagli agganci della bici che altrimenti volerò in terra di nuovo al primo stop con annesse sbucciature, ma anche dalla Silvia che ero, dalla bambina che ero, altrimenti continuerò a cadere per rialzarmi sempre nello stesso punto, ma non per andare avanti.

Quindi ora una buona dose di carboidrati per tirare su il morale e caricarmi di energie è meritata e doverosa.

E la pasta, mio nuovo amore da qualche mese a questa parte, è quel che ci vuole!

Ingredienti: (per 4 persone)

– 2 tranci Trota salmonata (circa 600 gr)
– 2 cucchiai Passata di pomodoro
– 1 spicchio Aglio
– 12/15 Olive verdi e nere
– 1 rametto Pomodori datterini
– Q.b. Origano secco
– 320 gr Rigatoni

Step 1
Per prima cosa prepariamo la trota salmonata al forno (che volendo potete consumare come secondo, omettendo il passaggio successivo).
Preriscaldiamo il forno a 180 gradi in modalità statica.
Versiamo qualche cucchiaio di passata di pomodoro su una pirofila, un filo d’olio e disponiamo i filetti di trota salmonata, nonché lo spicchio d’aglio, l’origano, i pomodorini e le olive.
Cuociamo per circa 25 minuti.

Step 2
Mentre cuociamo in abbondante acqua salata i rigatoni, tagliamo a pezzi di media grandezza la trota salmonata e riversiamo il tutto in una padella ampia.
A un minuto dalla fine della cottura della pasta, scoliamo la stessa sul sugo e mantechiamo con un mestolo di acqua di cottura.